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Varlam Šalamov

I racconti della Kolyma

Traduzione di Marco Binni

Biblioteca Adelphi, 298
1995, pp. 631
isbn: 9788845911132

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IN COPERTINA
Richard Oelze, Paesaggio (1935). Collezione privata.
SINOSSI

Vi sono libri che sembrano rifiutare ogni presentazione editoriale: parlano, anzi gridano, da soli. Sono anche libri che sembrano sottrarsi a un giudizio estetico: ci portano all’inferno, come guide impeccabili, e lì ci abbandonano a noi stessi. Ma Šalamov era soprattutto scrittore, e a lui dobbiamo il prodigio di una discesa all’Ade raccontata con voce spassionata e quasi impartecipe, con un candore e una rassegnazione che stridono con l’inimmaginabile brutalità delle cose descritte. E questo incontro diventa, sulla pagina, sconvolgente. Sono racconti spesso molto brevi, dedicati a un qualche «caso» della vita quotidiana nella funesta regione dei lager della Kolyma: un’occasione di abbrutimento, depravazione, assurdità, barbarie, abiezione, pietà, solidarietà, coraggio, lotta per la sopravvivenza, resa, morte; una qualsiasi delle occasioni che hanno segnato il destino di milioni di esseri umani (decine di milioni: non conosceremo mai il loro numero) nella Russia sovietica. Come scrisse Michail Geller, presentando la prima edizione in Occidente di questi Racconti, la Kolyma «non era un inferno. Era un’industria sovietica, una fabbrica che dava al paese oro, carbone, stagno, uranio, nutrendo la terra di cadaveri. Era una gigantesca impresa schiavista che si distingueva da tutte quelle conosciute della storia per il fatto che la forza-lavoro fornita dagli schiavi era assolutamente gratuita. Un cavallo alla Kolyma costava infinitamente di più di uno schiavo-detenuto. Una vanga costava di più». Nulla riscatta l’orrore di questo macabro mondo – neanche la natura, che con la sua asprezza sembra allearsi con gli aguzzini per facilitarne il compito, una natura maligna che ruba le ultime briciole di umanità. Eppure a quella natura Šalamov sa dare anima in subitanei, velocissimi squarci visionari, e la cosa crudele che circonda i prigionieri prende vita e testimonia di una lotta tra forze primordiali in cui l’uomo è soltanto timida comparsa. Ognuno, dopo aver letto questo libro, sperimenterà la morbosa ossessione del pane che ispira le cronache dei campi di concentramento. Ma si chiederà anche perplesso da dove, da chi venga a Šalamov quella tenera ironia che a tratti illumina l’universo torturante che gli diede in sorte la storia.
I racconti della Kolyma apparvero per la prima volta in volume nel 1978 in Occidente e nel 1992 in Russia.

Volumi dello stesso autore
«Entrare nelle pagine di Varlam Šalamov è una vera e propria esperienza fisica» (Roberto Saviano).
Traduzione di Claudia Zonghetti
A cura di Irina Sirotinskaja
Biblioteca Adelphi, 769
2024 / pp. 468 / € 24,00  € 22,80
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Varlam Šalamov

Višera

Prima della discesa agli inferi della Kolyma, la sterminata distesa di paludi e ghiacci nella Siberia nordorientale dove il regime sovietico portò al massimo livello di efficienza il sistematico annientamento delle sue vittime, Šalamov aveva già avuto modo di sperimentare la durezza della repressione staliniana: arrestato nel 1929 per...
Con una Prefazione di Roberto Saviano
Traduzione di Claudia Zonghetti
Biblioteca Adelphi, 560
2010 / pp. 234 / € 18,00  € 17,10
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2001 / pp. 233 / € 18,00  € 17,10
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