Charles Malamoud
Cuocere il mondo
Rito e pensiero nell’India antica
Il ramo d'oro, 25
1994, 2ª ediz., pp. 370, 1 tav. f.t.
isbn: 9788845911033
Da tempo ormai la nostra civiltà si è abituata a indagare quello che viene definito come pensiero mitico, a precisarne le modalità e la forma. Ma altrettanto non si può dire sia avvenuto per quanto riguarda il pensiero rituale. Anzi, per alcuni «rito e pensiero sono di per sé termini antinomici». Secondo tale impostazione, infatti, pensare significherebbe innanzitutto «sbarazzarsi di ciò che è stereotipato, ripetitivo, determinato in precedenza, caratteri che appartengono per eccellenza al rito». Ora, si dà il caso che tutto questo venga radicalmente messo in dubbio dalla testimonianza di una grande civiltà: l’India.
Nell’India antica, quella dei Veda e dei Brahmana (i Trattati sui riti, quindi essenzialmente sui sacrifici), apparvero alcuni pensatori, i quali – in epoca anteriore ai primi sapienti greci – si interrogarono su ciò che è con stupefacente capacità speculativa. E la forma che scelsero fu appunto quella del pensare attraverso il rito: attraverso inesauribili commenti ai particolari anche minimi delle cerimonie. Chiamati usualmente «ritualisti», essi erano innanzitutto dei grandi metafisici – e il nome di Yajñavalkya o di Sandilya andrebbe avvicinato a quello di Eraclito o di Parmenide. Penetrare nelle vaste foreste delle loro meditazioni (si ricordi che per l’India antica la foresta è anche il luogo della dottrina segreta, quella esposta negli Aranyaka, «testi della foresta») è una delle avventure più esaltanti a cui possa rivolgersi oggi il pensiero. Charles Malamoud ha dedicato a questa impresa decenni di ricerche, proseguendo sulla traccia della grande tradizione indologica francese, da Sylvain Lévi a Louis Renou, a Paul Mus, tradizione di cui egli è attualmente il massimo rappresentante. Leggendo Malamoud, qualsiasi lettore è guidato a scoprire, dietro ogni dettaglio rituale, prospettive che danno una lieve vertigine. Ma subito è ripreso per mano dall’esegeta, il quale, con talmudica precisione e sottigliezza, gliene mostra altre – fino a che il lettore, quasi senza accorgersene, non si sarà già troppo inoltrato in un «mondo nuovo» della mente che non potrà più abbandonare.