Robert Hughes
La cultura del piagnisteo
La saga del politicamente corretto
La collana dei casi, 30
1994, 2ª ediz., pp. 242
isbn: 9788845910937
Chi è il capitano Ahab? Il «portatore di un atteggiamento scorretto verso le balene». Così risponde un esponente del «politicamente corretto». Noi ridiamo (meno rideremmo se ci trovassimo a vivere in una università americana). Ma poi ci chiediamo: come ha avuto origine questa devastazione mentale? È qualcosa di esotico e specificamente yankee o è qualcosa che conosciamo già anche troppo bene? Al di là dei suoi aspetti pittoreschi, e tipicamente americani, di tribalismo fondamentalista, il «politicamente corretto» non è che la manifestazione recente di un fenomeno che ha ormai una lunga storia, in gran parte europea: il bigottismo progressista. A partire dall’era reaganiana – divisa fra le opposte scemenze dei torvi falchi retrivi e delle ottuse colombelle liberal –, l’America è riuscita a elaborarne una variante particolarmente tenace, adattata al terreno, con il suo «turbinare continuo di rivendicazioni di identità». Secondo questa dottrina – mai apertamente enunciata ma ferocemente applicata –, tutto deve essere politicamente corretto: dai comportamenti sessuali ai gusti letterari, al modo di parlare, di vestirsi, di scrivere. Esisterebbe dunque un modo giusto di fare le cose, consistente anzitutto nell’adeguarsi ai desiderata di gruppi facinorosi e lamentosi d’ogni sorta, pronti a compattarsi in una maggioranza inquisitoria. Ma questa intenzione vale solo da facciata. Il pungolo segreto del «politicamente corretto» è l’insofferenza nei confronti di tutto ciò che ha una qualità – e per questo motivo stesso si distingue, operando una illecita discriminazione verso tutto il circostante. «In questo spirito» dice Hughes «potremmo purgare il tennis dei suoi sottintesi elitari: basta abolire la rete».
Della temibile voga del politicamente corretto non poteva esserci miglior evocatore, narratore e interprete di Robert Hughes, polemista formidabile e testimone lucidissimo. Dietro l’occasione, che appartiene ormai alla storia – spesso esilarante – del costume quotidiano, egli lascia intravedere una prospettiva non lieta su ciò che la cultura in genere rischia di diventare nel prossimo futuro.
La cultura del piagnisteo è uscito negli Stati Uniti nel 1993.