Johannes Urzidil
Trittico praghese
Racconti
Biblioteca Adelphi, 270
1993, 4ª ediz., pp. 234
isbn: 9788845909887
Johannes Urzidil ha saputo in questo libro, forse il più intenso nella sua vasta opera, raccontare una città «quasi fosse una persona», rifrangendola in storie che si compongono in un trittico, con predella e cuspide. E sono tutte storie dove respiriamo in ogni riga l’aria del luogo, Praga, «città affascinante e demonica, onirica e priva di realtà ma anche corposa e sanguigna, bella e maledetta, seducente e opprimente, città dell’amore e dell’odio, di un ossessivo legame ombelicale, di un fantasma ineliminabile» (Magris).
Quando pubblicò il Trittico, nel 1960, Urzidil era da anni emigrato in America e cittadino americano. Ma nella sua mente persistevano il timbro della giovinezza, un po’ come accadde a I.B. Singer, e la familiarità con i suoi fantasmi, che potevano anche chiamarsi Franz Kafka (fu Urzidil, di fatto, a tenere il discorso commemorativo dopo la morte dello scrittore). Con il suo occhio hinternazionale, che sta dietro alle nazioni, «non sopra né sotto», curioso di ogni dettaglio e di ogni colore. Urzidil ha composto queste storie praghesi obbedendo all’elusiva casualità della vita, senza attenuare, anzi suscitando col tatto discreto della sua prosa, quanto «di spigoloso, di rude, di inquietante» le impregnava, e tuttavia osservandole ormai da una sapiente distanza, quella di chi può dire, come qui si leggerà: «Il mondo è un ponte. Attraversalo, ma non stabilirvi la tua dimora».