Nell’autunno del 1888, nelle febbrili settimane che precedettero l’«euforia di Torino» e il successivo, definitivo silenzio, vennero scritte queste pagine che rimangono una delle vette stilistiche di Nietzsche e insieme un tentativo senza precedenti (e senza conseguenti) di capire se stessi non già sciogliendo gli enigmi, ma moltiplicandoli. Non è solo una vita, ma un’opera e una forma, in una parola: la singolarità di Nietzsche che qui viene illuminata in una sorta di messa in scena totale, dove i due poli di Nietzsche – l’uomo dionisiaco e il commediante – in un attimo abbagliante vengono a coincidere per rivelarci «come si diventa ciò che si è».