
Frederic Prokosch
Il manoscritto di Missolungi
Biblioteca Adelphi, 209
1989, pp. 363
isbn: 9788845906909
Negli ultimi tre mesi della sua vita, esausto, disilluso, con gli occhi fissi sulla palude di Missolungi, Byron evoca i molteplici fantasmi del suo passato. Il diario e le memorie si alternano e si intrecciano. E il poeta annota: «Nel corso della mia vita ho tenuto innumerevoli diari. Il primo fu a Harrow, quando mi ammalai di febbre, l’ultimo il settembre scorso, a Cefalonia. Ma è tempo ch’io parli da “recessi” del mio essere più profondi di questi pedestri e superficiali scarabocchi. Annoterò gli eventi della giornata (di solito tediosi e insignificanti), poi un asterisco (ho sempre amato gli asterischi, e in Persia una stella simboleggia il destino), e dopo questo asterisco casto e simbolico mi addentrerò nel passato, vagherò nella notte alla ricerca di “recessi” più profondi». A poco a poco, da questi «recessi», dove fiorisce una selva lussureggiante di storie, emerge la vita dell’uomo che forse più di ogni altro scrittore dell’Ottocento suscitò la curiosità appassionata dei suoi contemporanei – e continua a suscitarla oggi. Maestro del mimetismo e della mistificazione, come ben sanno i lettori di Voci e di Gli asiatici, Frederic Prokosch naviga con perfetta naturalezza fra gli scogli di questa «falsa autobiografia». Prima ancora che dai più celebri episodi della sua vita – amorosi, politici, letterari –, riconosciamo qui Byron dal suo polso, dall’andamento bizzoso, sfrontato delle sue associazioni, dal suo passo spedito, che lo spinge ad attraversare senza esitazione tutti i territori fra il grottesco e il sublime.
Il manoscritto di Missolungi è stato pubblicato per la prima volta nel 1968.