Traduzione di Franco Maltomini
A cura di Mino Gabriele
2012 / pp. 293 / € 17,00 € 16,15
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La letteratura classica nasconde alcune gemme che, per circostanze varie, intrecciate nei secoli, non sono neppur lontanamente conosciute in maniera adeguata al loro splendore. Una di tali gemme è Lantro delle Ninfe: in questo breve scritto troviamo forse la condensazione suprema, nel minimo numero di parole, della sapienza simbolica dellantichità classica. Allievo prediletto di Plotino, e chiamato una volta da lui «insieme poeta, filosofo e ierofante», con definizione che ci esime dal cercarne alcunaltra, Porfirio fu un uomo schivo e profondo, che lasciò vivere la sua opera nella vasta ombra del maestro, del quale curò anche ledizione delle Enneadi. Ma la sua fisionomia era perfettamente segnata, e singolarissima. La bizzarria della sorte ha voluto che, fra i suoi numerosi scritti, avessero nei secoli una notevole influenza proprio quelli di logica, i più lontani dalla sua opera «ierofantica», in larghissima parte perduta. Tanto più prezioso è per noi questo Antro delle Ninfe, dedicato al commento di alcuni versi dellOdissea sullantro dove Odisseo nascose i ricchi doni dei Feaci. Quellantro, ci spiega subito Porfirio, non si trova a Itaca né in alcun altro luogo. Quellantro è geroglifico del mondo stesso. Tutti gli elementi che gli appartengono, dalle Ninfe al miele, dallolivo ai telai di pietra, dalle acque perenni alle misteriose aperture chiamate «porta degli uomini» e «porta degli dèi», sono altrettante immagini di come il mondo è costituito, unostensione figurata della vita e della morte. Unopera così concepita richiede, quasi per ogni sua parola, un ricco commento, che segua il cammino di quelle immagini nei testi più disparati delle letterature antiche. Un tale commento sinora mancava, e qui viene offerto da Laura Simonini, curatrice dellopera.