Lope de Vega
La Gattomachia
Piccola Biblioteca Adelphi, 157
1983, 4ª ediz., pp. 208
isbn: 9788845905513
Come l’avventuroso gatto Marramachiz, a cavallo di una scimmia, volle conquistare la leggiadra gatta Zapachilda, che cantava una «solfa gattesca», sopra le tegole di un tetto; come anche il gatto Micifuf, «per la pompa, la coda ed il vigore / celebre in ogni parte» si perdesse d’amore per Zapachilda; come da ciò nascesse una trama di inganni amorosi, duelli e sanguinosi agguati; come si scontrassero le armate dei due rivali, in una guerra che ripeteva l’assedio di Troia; come infine un casuale colpo d’archibugio abbattesse uno dei due rivali, lasciandolo «lì tra le dure tegole insepolto»: per cantare questa vicenda di alta comicità e tenero strazio occorreva un poeta che, oltre a tutte le corde dell’Umano, conoscesse quelle più segrete del Gattesco. E ci appare naturale che fosse Lope de Vega, lo scrittore più prodigioso per fecondità e facilità d’invenzione nella letteratura moderna, colui che ebbe il verso «più dolce» nella poesia spagnola. Pubblicata nel 1634, questa Gattomachia è un gioiello che potrebbe facilmente perdersi nell’oceano dei versi di Lope (circa un milione, secondo stime prudenti): ma qui la isoliamo nella prima traduzione italiana quale ineguagliato Epos del Gatto.
«Non solo un capolavoro, ma un capolavoro strano, un libro altamente inconsueto, forse impossibile» Giorgio Manganelli.