J.R. Ackerley
Mio padre e io
Biblioteca Adelphi, 107
1981, pp. 209
isbn: 9788845904608
Per più di trentanni, Joe Ackerley pensò alla storia raccontata in questo libro. La morte di suo padre, avvenuta nel 1929, e certe sorprendenti rivelazioni sulla vita di lui che gli si erano presentate, lavevano gettato in uno stato di perplessa, penetrante curiosità. Si era reso conto di aver vissuto per molti anni accanto a una persona di cui sapeva ben poco e capiva ancora meno: lo aveva guardato come un ricco uomo daffari lo chiamavano «il re delle banane» , dallaria militare, abitudinario, pronto allo scherzo grassoccio, un uomo che passava (e presumibilmente aveva passato) tutta la vita fra ufficio e famiglia. E ora le sue origini e i suoi amori apparivano ben diversi, mettevano sulle tracce di uomini, donne, avventure di cui il figlio nulla sapeva. Oltre tutto, il giovane Ackerley si era a lungo considerato quasi lopposto del padre, innanzitutto per due aspetti: era un delicato intellettuale che nutriva testardamente una vaga vocazione letteraria e un omosessuale predatorio, alla perenne ricerca dell«Amico Ideale», che doveva preferibilmente essere proletario e indossare ununiforme. Ma ciò che ora affiorava della vita del padre mutava la prospettiva totalmente, intrecciando le loro vite in una segreta complicità, aprendo dopo la morte quel dialogo che sempre avevano evitato nella loro vita. Questo libro è la storia sinuosa di quelle rivelazioni, di quel dialogo desolato e amoroso, della lenta ricerca di una verità.
Con una successione di colpi di scena, mirabilmente graduati dai flutti del tempo e della narrazione, Ackerley scompone il quadro di una supposta normalità familiare tardo-vittoriana e lo ricompone in un labirinto di complicazioni e di interrogativi: ogni vita e non solo la sua, come il giovane Ackerley ingenuamente supponeva sembra ora nasconderne in sé molte altre. Mentre accumula gli elementi per tracciare un ritratto del padre, ripercorrendo le successive, scandalose scoperte che aveva fatto su di lui, si sente trascinato a tracciare anche un autoritratto, che è soprattutto la scandalosa confessione della propria omosessualità. Rivelando i segreti del padre, Ackerley vuole rivelare anche quella parte di sé che al padre aveva celato: e tratta entrambe le storie con la stessa equanime distanza, da grande narratore, concedendo ai fatti tutta la loro crudezza, senza compiacenze né verso altri né tanto meno verso di sé. Asciutto, ironico, idiosincratico, Ackerley ha un tocco crudelmente preciso nellevocare il passato come una serie di corridoi che finiscono su porte chiuse, come una collezione di oggetti inutili, disparati e allusivi. E la sua scrittura sa restituire ogni volta a quei frantumi di vita, che mai riescono a combaciare, la loro labile aura psichica. Come Padre e Figlio di Edmund Gosse, ma sul versante torbido e amaro dellesperienza, questo libro è la memorabile testimonianza di un rapporto di cui nessun libro riuscirà a esaurire i segreti.
Mio padre e io, cominciato negli anni Trenta e scritto in gran parte negli anni Sessanta, apparve postumo nel 1968.