Max Stirner
Lunico e la sua proprietà
Biblioteca Adelphi, 91
1979, 4ª ediz., pp. 423
isbn: 9788845904066
La censura prussiana giudicò questo libro «troppo assurdo per essere pericoloso». Marx e Engels, invece, lo considerarono sufficientemente pericoloso per dedicargli più di trecento pagine persecutorie della Ideologia tedesca. Nietzsche non lo nominò mai, ma confessò a unamica di temere che un giorno lo avrebbero accusato di aver plagiato Stirner. Da più di un secolo le storie della filosofia lo definiscono «famigerato». In breve: Lunico è lopera più scandalosa e inaccettabile della filosofia moderna.
Quando apparve, a Berlino, nel 1844, suscitò per alcuni mesi reazioni febbrili e appassionate, soprattutto nellambiente del radicalismo di sinistra, da cui nasceva, fra quei discendenti di Hegel che si apprestavano a diventare sovvertitori dellordine. Poi seguì un lungo silenzio. Infine una riscoperta vorace, negli ultimi anni dellOttocento, quando Stirner apparve da una parte come precursore di Nietzsche e dallaltra come profeta dellanarchismo individualista. Ma anche se Stirner ha avuto una grande influenza sotterranea, che ha agito sui personaggi più disparati, da Dostoevskij a Traven, il mondo della cultura ufficiale lo ha sempre evitato. Non era chiaro se Stirner fosse da considerare un filosofo, un pazzo o un criminale. Ma nellUnico queste voci parlano insieme, e questa irrevocabile, beffarda confusione dei soggetti e dei livelli è la prima peculiarità del libro.
LUnico sviluppa sino alle estreme conseguenze quella «critica» corrosiva che era stata, da Kant in poi, la parola magica della filosofia; articola un sistema paranoico; fonda le ragioni del delitto. Commistione che non è un capriccio di Stirner, ma rivela, finalmente senza coperture eufemistiche, un processo operante in tutto il pensiero moderno. Con le sue argomentazioni stridule, martellanti, ossessive, Stirner fa ruotare vorticosamente la macchina della metafisica: ne risulta una grandiosa parodia, preludio alla mutezza dell«indicibile» unico. Ma lattacco al pensiero discorsivo va insieme, per Stirner, a un micidiale attacco al «sussistente», alla società che lo circonda.
Provocatore e vagabondo della metafisica, Stirner osò vedere il mondo della secolarizzazione trionfante, che è anche il nostro, come un mondo profondamente bigotto. Il sacro, scacciato dai templi, si vendica caricando le più laiche categorie di una violenza devastatrice. La Società, lUomo, lUmanità giustificano ora ogni tortura sul singolo che non si adegui al modello giusto. E il sarcasmo stirneriano, che oppone legoista singolo, marchiato come «mostro inumano», al santo egoismo della Società, trafigge anche le società giuste, promesse dai miglioratori dellumanità (siano essi reazionari, progressisti, liberali o socialisti) con frecce che appaiono ancora oggi perfettamente appuntite. (Anzi, spesso si ha limpressione che colpiscano fatti accaduti nel nostro secolo). Che la sua critica sfoci poi in un nominalismo assoluto, e manifestamente insostenibile, non sembra preoccupare Stirner. In certo modo è ciò che voleva: tutto lUnico è un solo, immane paradosso su cui il pensiero continua a inciampare.