Friedrich Nietzsche
Al di là del bene e del male - Genealogia della morale
A cura di Giorgio Colli, Mazzino Montinari, Giuliano Camipioni
Opere di Friedrich Nietzsche, 20
1968, 5ª ediz., pp. 422
isbn: 9788845900181
«Questo libro è composto di annotazioni da me fatte durante la nascita di Così parlò Zarathustra, o – più esattamente – durante gli intermezzi di quella nascita, sia per ristorarmi sia anche per interrogare e giustificare me stesso nel pieno di un’impresa estremamente ardita e densa di responsabilità...». Così, in un abbozzo (poi abbandonato) di prefazione per Al di là del bene e del male, Nietzsche scrive sulla composizione di questa sua opera. Alcuni aforismi, e non dei meno importanti, risalgono veramente all’autunno del 1881, ma la stesura organica e definitiva si colloca tra la primavera del 1885 e l’inverno del 1885-86; il libro vide poi la luce nell’autunno del 1886, a spese dell’autore. Lo «scritto polemico» Genealogia della morale nacque invece nell’estate del 1887 e fu pubblicato agli inizi dell’inverno di quello stesso anno.
Un filosofo, che sente di non essersi ancora pienamente realizzato come tale, che ha parlato dei Greci, si è espresso come psicologo, moralista, storico, è giunto infine all’effusione lirica di Così parlò Zarathustra, ma vuole anche cimentarsi sul terreno teoretico, mira, forse con un’intenzione sistematica, a legiferare sui princìpi dell’esistenza: è questo il Nietzsche dell’ultimo periodo, che con Al di là del bene e del male comincia appunto a manifestarsi. Si può anzi affermare che a un trasparente riaccostamento a Schopenhauer si accompagna in lui un recupero sostanziale, se pure in apparenza sconfessato, della metafisica. Infatti, la costruzione di un «sistema» della volontà di potenza prende inizio proprio in questo periodo, anche se Nietzsche si mostra tuttora riluttante a condurre un’indagine teoretica, o addirittura metafisica, con i termini appropriati. Questo avverrà soltanto nelle sue note postume, a partire dal 1884. Qui, invece, l’elaborazione del concetto filosofico di «volontà di potenza», continua ad appoggiarsi alle esperienze moralistiche e psicologiche, a giovarsi cioè delle immagini e dei concetti già forgiati in precedenza.