
Friedrich Nietzsche
Umano, troppo umano, II - Frammenti postumi (1878-1879)
A cura di Giorgio Colli, Mazzino Montinari
Opere di Friedrich Nietzsche
1967, 2ª ediz., pp. 532
isbn: 9788845900150
Scritti in poco più di un anno, le Opinioni e sentenze diverse e Il viandante e la sua ombra (riuniti nell’edizione del 1886 col titolo di Umano, troppo umano, II) sono testimonianze, nell’attività di Nietzsche, di un ripiegamento su se stesso: è uno stato d’animo ciclico nella sua vita, anche se talora viene mascherato, come in questo caso. Le cose non lo sospingono e gli uomini lo hanno lasciato solo, cosicché l’autore può interessarsi più di se stesso, come fa qui il viandante, costretto a parlare con la propria ombra. Discorrendo con sé, si parla più facilmente di sé. Questo fatto tuttavia non appare in primo piano, e il lettore si trova di fronte a concreti argomenti di storia, arte, morale, com’era naturale, del resto, perché nell’opera di Nietzsche questo risulta il periodo più imparziale, scientifico, obiettivo. Tale oggettività è però raggiunta paradossalmente, ossia attraverso una concentrazione e una speculazione interiore.
Senza l’aiuto dei frammenti postumi sarebbe arduo ritrovare nella sua formazione questo atteggiamento creativo. I taccuini del 1878-1879 sono pieni di ricordi personali, appuntati fugacemente, che risalgono alla fanciullezza o alla prima giovinezza. Dalle impressioni profonde del proprio passato Nietzsche trae lo stimolo per giudicare sul passato dell’uomo. I legami delle rappresentazioni abituali vengono tagliati e anche i sentimenti sono messi a tacere: momenti di rimembranza sognante liberano la mente, la dispongono alla chiaroveggenza. Le questioni concrete in cui si depositano tali fluttuanti meditazioni sono toccate e subito abbandonate, interrotte, lasciate a mezzo, senza sviluppi sistematici di nessun genere. La sedimentazione espressiva è, dal canto suo, tenue, sussurrante, spezzata, mite. Lo scrittore degli accentuati divari, delle inversioni e dei rovesciamenti, può essere còlto qui in un momento mediano, in una delle rare pause di equilibrio, ove il congeniale radicalismo è ben tenuto sotto controllo e immerso in un’atmosfera conoscitiva.