2015 / pp. 243 / € 18,00 € 17,10
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Adelphi eBook
2020 / pp. 243 / € 12,99
Da bambino, sessant’anni prima di diventare Barney Panofsky, Mordecai Richler aveva l’assoluto divieto di accendere o spegnere la luce, rispondere al telefono o ascoltare la radio di sabato. Nei giorni che precedevano Yom Kippur era costretto a farsi roteare un pollo sopra la testa per scaricare sul terrorizzato animale i peccati dell’anno trascorso. A tredici anni, diventato ormai un apikoros, un miscredente, si convertì alla fede laica, socialista e sionista di Habonim, i Costruttori, ansiosi di approdare quanto prima in Palestina e fondare uno Stato ebraico. Alla fine, Richler non emigrerà nella Terra Promessa. La visiterà due volte, nel 1962 e nel 1992, incontrandovi turisti americani di mezza età, coloni della Cisgiordania, giornalisti dissidenti, fondamentalisti cristiani in trepida attesa della battaglia nucleare fra il Messia e l’Anticristo nella piana di Armageddon, vecchi compagni di Habonim. Quest’anno a Gerusalemme è il romanzo – intessuto di ricordi, rimpianti, incontri casuali, telefonate nella notte, dolorose rivelazioni – di un sogno giovanile e delle amicizie perdute. È un reportage che parla di pace, guerra, territori occupati, intifada, antisemitismo. È, a suo modo – il modo ironico e disincantato a cui ci ha abituato Richler –, una sorta di anticipazione di ciò che sarebbe successo, in Israele e nel mondo, in questi anni, e che succederà ancora. Ma anche un’analisi illuminata della situazione, non priva di suggerimenti politici oggi più che mai attuali.
Quest’anno a Gerusalemme è stato pubblicato per la prima volta nel 1994.