2021 / pp. 169 / € 13,00 € 12,35
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Adelphi eBook
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I faits divers – sottolineava Sciascia presentando nel 1989 la sua terza raccolta di articoli e saggi dispersi – sono «quelli che noi diciamo fatti di cronaca, cronache quotidiane, cronache a sfondo nero, passionali e criminali spesso, sempre di una certa stranezza e di un certo mistero». «Fatti diversi» vale dunque «parodisticamente, paradossalmente e magari parossisticamente, “cronache”: a render più leggera la specificazione, di crociana ascendenza, di “storia letteraria e civile”». Ma anche a ribadire, si vorrebbe aggiungere, la fedeltà a un metodo in cui alla pertinacia del detective si accompagna l’urgenza di verità, all’erudizione dell’enciclopedista la fabula, alla volontà di ribadire la ragione della Memoria «il senso e il senno dell’oggi». Non a caso la raccolta si apre sull’interrogativo «Come si può essere siciliani?», e prosegue poi con splendide ‘inquisizioni’ che hanno al centro la Sicilia e insieme la letteratura, il cinema, la pittura, la fotografia: come quella sulla Biblioteca Lucchesiana di Girgenti, emblema dell’avversione alla «lue dei libri», dove Pirandello, nel 1889, trovò cinque preti e tre carabinieri «intenti a divorare un’insalata di cocomeri e pomidori» e manoscritti frequentati solo da topi e scarafaggi; o, ancora, quella sull’«Omnibus» di Longanesi e sugli scrittori nati fra il 1905 e il 1908 (fra cui Brancati), pleiade generazionale accomunata dal guardare altrove – e che, esemplarmente indagata da Sciascia, ci rivela come il fascismo fosse un fenomeno ben più complesso, disarticolato e contraddittorio di quanto possa apparire nei libri di storia.