Henning Ritter
Sventura lontana
Saggio sulla compassione
Saggi. Nuova serie, 55
2007, pp. 242
isbn: 9788845921933
Nel Papà Goriot di Balzac lo studente Rastignac chiede allamico Bianchon, citando un passo di Rousseau, che cosa farebbe se potesse uccidere un vecchio mandarino in Cina con la sola forza di volontà, e diventare ricco. Dietro lapparente provocazione, la domanda cela uno dei nodi più inestricabili della morale di ogni tempo, e troverà due risposte antitetiche: se Bianchon afferma che non ne sarebbe capace, Rastignac ribatte che la vita, talvolta, porta necessariamente a tentare lestremo ed enuncia così, una volta per tutte, la sua visione di arrivista désabusé. Ma invano il lettore cercherebbe nelle opere di Rousseau il passo in questione: la «parabola del mandarino», che di lì in poi assunse un valore proverbiale, è infatti uninvenzione di Balzac, che dimostrò tuttavia grande acume letterario e filosofico nel riferirla a un pensatore e a un periodo in cui il dibattito sullegoismo umano e sui suoi limiti era pervenuto a interrogativi capitali, cui facevano riscontro tesi opposte. Quel relativismo morale che sembra dar luogo a «unetica della vicinanza e a unetica della lontananza», ingombrante tema di riflessione già a partire dallepoca delle grandi scoperte geografiche e delle conquiste coloniali, diventava allora il terreno di un confronto filosofico destinato a protrarsi nel tempo, e oggi ben lungi dallessersi concluso. Henning Ritter, prendendo le mosse dalla paradigmatica «parabola del mandarino» di cui individua significativi antecedenti e varianti , ripercorre con rara capacità analitica le tappe di quel confronto a distanza: da Montaigne a Pascal, da Voltaire a Diderot, da Sade a Adam Smith, da Chateaubriand a Dostoevskij fino a Freud, Bergson e Jünger, in un itinerario che non teme di inoltrarsi «in una zona impervia, posta al di là delle certezze morali».