Les Murray
Un arcobaleno perfettamente normale
Biblioteca Adelphi, 467
2004, pp. 540
isbn: 9788845919008
Unanimemente considerato uno dei massimi poeti contemporanei di lingua inglese, Les Murray è il portavoce e linterprete dellanima dellintera Australia (che così appare dalla nave agli immigrati: «Infine, un litorale basso,/antico terrore di capitani olandesi.//Dietro, ancora ignoti, strani alberi,/fattorie arse dal sole, battute indecifrabili,/e tutte le classi delleguaglianza»), lappassionato custode dei suoi valori originari e più nobili (democrazia, egualitarismo, autoironico stoicismo) e, al tempo stesso, un critico pungente delle sue debolezze. Ma, come ha scritto Iosif Brodskij, «sarebbe miope considerare Les Murray un poeta australiano, così come lo sarebbe dire che Yeats è un irlandese». E il lettore non tarderà a scoprire nellAustralia di Murray uno specchio in cui riconoscere ogni mondo. Nella dedica «alla gloria di Dio», che da anni apre i suoi libri, si condensa quello che è probabilmente limpulso primario della poesia di Murray: la celebrazione dellesistente, nelle sue infinite particolarità, in quanto creazione di un Dio generoso «la cui immagine è diurna precisione, totale, in divenire eppure tuttuna/con lubiquitaria attenzione di uno che non conosce noia».
Una celebrazione affidata a un linguaggio che è una continua sfida ai cattivi usi che quotidianamente lo mortificano: impossibile non essere colpiti dalla sprezzatura con la quale Murray fa propria, improntandola della sua originalità, una straordinaria varietà di misure, forme e generi: dal verso breve a quello lungo, dallepigramma e dal sonetto alla sequenza e al ciclo di poesie, dalla poesia lirica (ammirevole, in particolare, nelle sue inflessioni elegiache, descrittive e memoriali) a quella gnomico-meditativa, dalla poesia narrativa a quella comica e satirica, a quella che traduce nel linguaggio degli umani le voci di creature che con gli umani condividono questo mondo. A tale raffinata strumentazione si accompagna un regale dominio su una sconfinata estensione di risorse lessicali, foniche e tonali dellinglese: come i suoi pari Seamus Heaney e Derek Walcott, Murray conferma che nella seconda metà del Novecento le aree cosiddette periferiche della cultura letteraria inglese hanno manifestato una vitalità creativa altrettanto se non più forte di quella espressa dal suo presunto centro britannico-americano. Per usare ancora le parole di Brodskij, «È grazie a Murray, semplicemente, che la lingua vive».