A cura di Mauro Sellitto
2018 / pp. 324 / € 32,00 € 30,40
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Nel 1939 Alexandre Kojève portò a termine quelle lezioni sulla Fenomenologia dello spirito che, iniziate nel 1933, lo imposero come il più straordinario interprete di Hegel di tutto il Novecento. Da allora, e per quanto sconcertante ciò possa sembrare, questo russo francesizzato sparì dalla scena filosofica – quasi mettendo in pratica con paradossale rigore l’idea che la Storia fosse finita. E ancora oggi Kojève è noto essenzialmente per quelle lezioni, tenute all’École Pratique des Hautes Études, a giovani che si chiamavano Jacques Lacan, Raymond Aron, Georges Bataille, Roger Caillois... In realtà, e nonostante gli impegni di alto funzionario al servizio dello Stato francese, Kojève continuò, in forma semiclandestina, la sua attività di filosofo. Un’attività di cui questo libro mostra anche gli aspetti più eccentrici, anzi addirittura frivoli – di una suprema frivolezza –, accostando al dibattito con Leo Strauss le lettere allo zio Kandinsky, alla ricostruzione dei rapporti fra cristianesimo e scienza un articolo su Raymond Queneau, e al fondamentale saggio sull’imperatore Giuliano una riflessione su due romanzi di Françoise Sagan. Gli scritti qui raccolti per la prima volta al mondo restituiscono dunque un’idea meno approssimativa dei molteplici, sfaccettati interessi che quest’uomo leggendario incrociò con il passo ironico di chi per l’ultima volta vide, senza arretrare, il volto tirannico della Storia.