(Tommaso Pincio).
A cura di Franca Cavagnoli
2024 / pp. 195 / € 12,00 € 11,40
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Fabula
2015 / pp. 195 / € 17,00 € 16,15 -
Adelphi eBook
2015 / pp. 195 / € 8,99
Il mondo che molti identificano con gli scenari di Blade Runner era già stato disegnato anni prima, e con più venefiche insinuazioni, da William Burroughs, soprattutto nella Macchina morbida. È un mondo intermedio fra l’organico e l’inorganico, dove la droga – ogni sorta di droga – costituisce il collante universale, e la paranoia, con la sua inclinazione a trovare in tutto – e in primo luogo nella mente dei singoli come della società – qualche perverso agente di controllo, costituisce la lingua franca, l’unica in cui personaggi larvali sono in grado di intendersi. Ma quel che fa la grandezza di Burroughs è la precisione di ciò che vede, l’individuazione tenace dell’immagine. Una precisione grazie alla quale la sua prosa si sottrae a quella genericità che minaccia tanta parte della science fiction. A suo modo, Burroughs è un narratore verista, uno Zola dei rifiuti metropolitani, che non si dedica alla saga dei Rougon-Macquart ma a quella dell’ispettore Lee e della Polizia della Nova oltre che delle forze oscure serpeggianti nel pianeta.
La macchina morbida – secondo volume di una tetralogia che comprende, oltre a Pasto nudo, The Ticket That Exploded e Nova Express, entrambi di prossima pubblicazione – ha conosciuto più versioni: la prima è apparsa a Parigi nel 1961, la seconda a New York nel 1966, e la terza, su cui si fonda questa traduzione, a Londra nel 1968.