1990 FOTO SCALA, FIRENZE
«Di sicuro questa non è figlia di contadini» esclama il contadino Jacopo allorché (siamo verso la metà dell’Ottocento) gli viene affidata la trovatella Matilde Sofiri: e subito la delicatezza dell’aspetto e la sorte infelice di lei gli ispirano un sentimento che non ha mai provato nemmeno per i figli veri. Ma la bambina non resterà con lui a lungo: per sottrargliela viene ideato un tortuoso inganno, che dura un’estate e ha al suo centro l’interminabile esecuzione di un ritratto; e l’epilogo, lieto e doloroso insieme, sarà segnato dall’apparizione di una carrozza nera e oro da cui sporge, simile a un artiglio, una mano guantata di donna. Intorno a questo nucleo il racconto si dirama attraverso cinque generazioni di una stessa famiglia e una serie di personaggi da un lato condannati dalla miseria alla brutale urgenza dei bisogni primari, e dall’altro attratti (come Jacopo da Matilde) dal sogno di un mondo elaborato e raffinato, che si incarna via via nei meccanismi meravigliosi degli orologi, nell’alta cucina, nella Francia, nel buddhismo, nella letteratura. Tutto si lega a tutto, e tutto viene trascinato dalla corrente di un’unica, smagliante colata di parole: con assoluta naturalezza, Storia di Matilde realizza l’incontro tra il romanzo popolare e sociale dell’Ottocento e i «nuovi romanzi» del secolo successivo. Questo romanzo fu pubblicato per la prima volta dieci anni fa da una piccola casa editrice poi scomparsa. Oggi, arricchito di un centinaio di pagine, e di nuovi episodi e personaggi, viene riproposto da Adelphi nella sua versione definitiva.