Emilio Cecchi, Gianfranco Contini
Lonestà sperimentale
Carteggio di Emilio Cecchi e Gianfranco Contini
La collana dei casi, 46
2000, pp. 175
isbn: 9788845915321
Chi abbia letto il profilo che nel 1968 Contini dedicò a Cecchi nellambito della Letteratura dellItalia unita non può che essere rimasto colpito dagli accenti di ammirazione che percorrono, quasi un fremito sottocutaneo, una prosa critica per solito non meno densa che controllata: «Sorse perciò quel particolare genere di elzeviro ... a cui qualche volta si diede il nome della sua prima raccolta di questo tipo (1920), Pesci rossi ... Tali saggi ... costituiscono un risultato fondamentale della prosa darte del secolo». Unammirazione antica, che risale alla giovinezza e alla «alpina irrimediata solitudine» di quegli anni, e di cui è testimonianza il saggio di strepitosa perspicacia che nel 1932 un Contini appena ventenne e aspirante «filologo di neolatino» (si sarebbe laureato lanno successivo a Pavia con una tesi su Bonvesin da la Riva) pubblicò sulla «Rivista Rosminiana»: Emilio Cecchi, o della Natura. Come accadrà di lì a poco con Montale (lIntroduzione a E. Montale è del 1933), lintervento su Cecchi, uno dei primissimi scritti continiani di critica militante, accende un intenso scambio epistolare, che si dispone lungo larco di oltre un trentennio, dal 1932 al 1965. E, benché siano andate perdute le lettere di Cecchi degli anni Trenta e Quaranta a seguito dellincursione fascista nella casa ossolana di Contini nel 44 , il carteggio documenta non solo un percorso ermeneutico esemplare, suscitato da una adesione profonda e rispettosa («fui uncinato alla letteratura proprio da quello che consideravo, dormendo ormai DAnnunzio, e considero ancor oggi, il più grande prosatore dItalia» scrive Contini nel 1961), ma soprattutto un dialogo in cui al lettore è dato di ripercorrere due esperienze fra le più alte, e segretamente affini, che la letteratura italiana del Novecento abbia conosciuto: la passione bicefala di Contini per i contemporanei e gli antichi testi («E appunto, mi sono dimenticato di chiederLe se Cavalcanti Le sembri ancor oggi un grande poeta. Le confesso che ... minteressano molto di più i Provenzali; ma forse Ungaretti non li legge ... E, certo, sarebbe interessantissimo che qualcuno si mettesse oggi a indagare il senso segreto di quella poesia e le variazioni del suo ermetismo»), e linesauribile curiosità intellettuale di Cecchi, capace di spaziare dalla venerata letteratura inglese otto-novecentesca alla pittura dei primitivi.