Andrej Platonov
Mosca felice
A cura di Serena Vitale
Biblioteca Adelphi, 329
1996, 3ª ediz., pp. 159
isbn: 9788845912429
Orfana, senza alcun legame con la storia degli avi, senza un focolare, Mosca Ivanovna Čestnova è una creatura randagia, primigenia, felice solo al vento, nella natura. Komsomolka per fede nel futuro paradiso socialista, paracadutista per amore dell’etere vergine che la neonata aviazione sovietica si appresta a conquistare, impiegata e operaia, vuole vivere «secondo verità e nel lavoro». Puro istinto, non conosce norma né disciplina. Si accoppia con tutti gli uomini che incontra, e nella sua incessante fuga assapora con avidità tutto quanto la vita le propone. È infedele, incomprensibile, imprendibile, ma irradia un fascino misterioso. Intorno a lei ruota l’universo maschile del romanzo: il geometra Božko, il chirurgo Sambikin, l’ingegnere Sartorius, giovani mossi dalla passione per l’Idea destinata a mutare radicalmente l’esistenza umana e a decidere per sempre i destini del mondo. Tutti amano Mosca e vorrebbero fermarla, farla propria. Solo uno sembra riuscirci: il pensionato Komjagin, relitto della «sventurata epoca borghese», malinconico puttaniere con il quale Mosca precipiterà in un ripugnante abisso familiare prima di fuggire ancora. Come scrive Serena Vitale, nessuno fu più leale e tenace di Platonov «nel progettare una società emancipata da dolore e bisogno» e nessuno fu più candido e implacabile di lui «nel raffigurare gli orrori del paradiso in terra, inferno lastricato di splendide illusioni e lordo del sangue di orrende automutilazioni».