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Charles Duff

Manuale del boia

Traduzione di Caterina Villa Ghezzi

Piccola Biblioteca Adelphi, 112
1980, 3ª ediz., pp. 159
isbn: 9788845904530

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SINOSSI

«L’uomo non è diventato meno crudele col passare di quella cosa illusoria che si chiama tempo, anche se in quasi tutte le parti del mondo è diventato più ipocrita di quello che era»: così leggiamo in margine a questo pamphlet di pura vena swiftiana, del quale si può dire con tutta tranquillità che è agghiacciante. Fa parte essenziale dell’ipocrisia moderna spostare il dibattito sulla pena di morte verso alte questioni di principio, senza prima accertare che cosa di fatto sia un’esecuzione capitale. E proprio questo deplora Duff, col suo magistrale sarcasmo. Se, come argomentano i suoi difensori, la pena di morte ha una funzione dissuasiva, perché rendere quasi clandestine le esecuzioni capitali e non farne invece «il più grande spettacolo del mondo»? All’alto valore pedagogico si aggiungerebbe quel tocco sanguinario che ha sempre attratto il grande pubblico. Oggi invece l’impiccagione – anche per il suo aspetto di art pour l’art, che tende a renderla una manifestazione elitaria – continua a essere apprezzata soltanto da sceriffi, guardie carcerarie e rappresentanti del clero. A questo malcostume Duff vuole ovviare divulgando i fatti della cerimonia – a cominciare dalle atroci modalità della lenta morte per strangolamento che in genere sopravviene in questi casi, invece della più celere e «pulita» morte per slogamento dell’osso del collo, che è la massima aspirazione nell’arte del boia. Duff è minuzioso e implacabile nei particolari: egli vuole davvero che un più largo pubblico possa partecipare degli orrori finora riservati a pochi. Alla fine egli ci condurrà a constatare che il patibolo è «l’unico edificio politico che non può essere spazzato via nemmeno dalla più illuminata rivoluzione». Scrisse Norman Douglas: «Se ne avessi il potere, vorrei che su ogni tavolino di Londra, per la prima colazione, ci fosse una copia di questo libro».
Manuale del boia, pubblicato per la prima volta nel 1928, ha avuto in Inghilterra numerose edizioni. La presente traduzione è stata condotta sulla terza edizione, l’ultima a essere aggiornata e ampliata dall’autore e pubblicata nel 1948.

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