Martin Buber
Confessioni estatiche
Biblioteca Adelphi, 179
1987, 6ª ediz., pp. 256
isbn: 9788845902437
Subito in apertura di questo libro Martin Buber volle precisare quale impresa azzardata e preziosa si era proposto nel comporlo: «Queste testimonianze di uomini e donne su qualcosa che essi vissero come esperienza sovrumana non sono state raccolte allo scopo di darne una definizione o una valutazione, ma perché in esse limpeto dellesperienza vivente, la volontà di dire lindicibile e la vox humana hanno creato ununità memorabile. Di questi elementi mi è sembrato degno di essere ripreso ciò che testimoniava, o recava in sé, il segno della parola». In questa voce incontriamo una «bellezza diversa da quella estetica». E, a quel punto, aggiungeva Buber, «nulla so più di gradi, né dellordine gerarchico degli spiriti. Ecco Plotino il Sublime e Attar, il più audace dei poeti; ecco Valentino, il demone segreto del cambiamento di unepoca; ed ecco Ramakrishna, per il cui tramite tutto lo spirito indiano si è di nuovo svelato ai giorni nostri; ecco Simeone, lamico e cantore di Dio dellèra bizantina, e Gerlach Peters, il suo fratello olandese, giovane e lieto di morire; e qui, accanto a loro, ecco Alpais, la pastorella le cui parole quasi mi sembrano troppo accorte; e Armelle, la selvatica serva contadina; e i Camisardi, che mi confidano con rette parole peccati e redenzioni; ed ecco ancora le candide suore innamorate seguite dai goffi borghesi che balbettano le loro storie fantastiche, Hans Engelbrecht e Hemme Hayen. Eccoli qui, uno accanto allaltro, uno con laltro, riuniti nella comunità di coloro che hanno osato raccontare quellabisso; io vivo con loro, ascolto le loro voci, la loro voce: la voce delluomo».
Nato come antologia di mistici, proposta da Buber nel 1907 alleditore Diederichs, che lo pubblicò nel 1909, modificato da Buber per ledizione del 1921 (a cui la qui presente si attiene), questo libro diventò dunque una forma senza precedenti né conseguenti, un testo dove una voce sola parla attraverso lingue e stili ed epoche molteplici dellesperienza che più di ogni altra sfugge alla parola: lestasi. Per capire come queste pagine possano trasformarsi in un vademecum insostituibile basterà accennare a due loro lettori. Da una parte Jorge Luis Borges, che usava dire di aver scoperto lessenziale di quanto sapeva sulla mistica dalle Confessioni estatiche. Dallaltra parte Robert Musil, che nei mirabili «dialoghi sacri» fra Ulrich e Agathe dellUomo senza qualità attinge a piene mani da queste pagine, come se la voce che parlava ugualmente in Plotino e in Armelle proseguisse senza ostacolo dove i due fratelli ricongiunti si introducono all«altro stato», nella persuasione di «appartenere non soltanto al mondo vivo e tumultuoso, ma anche a un mondo diverso che aleggiava nellaltro come un respiro trattenuto».