Frank Wedekind
Mine-Haha
ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle
Piccola Biblioteca Adelphi, 26
1975, 4ª ediz., pp. 152
isbn: 9788845901782
In un grande parco, disseminato di case basse coperte di rampicanti, centinaia di bambine e giovani fanciulle passano felicemente i loro primi anni di vita. L’insegnamento riguarda unicamente il corpo delle allieve, che vengono educate a sentirlo, e perciò a dargli un’elasticità, un appiombo e un’acutezza di sensazioni che le accompagnano in ogni momento, avvolgendole in un’inavvertita nube erotica. Il mondo esterno non ha nessun contatto diretto con questo parco, ma lo finanzia, in attesa di accogliere le fanciulle che vi sono ospitate, dopo un loro rapido passaggio sulla scena di un teatro che segna il confine tra il parco e il mondo. Perché? Quale funzione hanno le deliziose, ignare fanciulle del parco, in tale mondo? Che cosa vi rappresentano?
Misterioso e trasparente come il suo titolo – un nome indiano di ragazza, che significa «acqua ridente –, Mine-Haha è il racconto più perfetto di Wedekind e insieme l’unica sua opera dove tutti i suoi fantasmi convulsi e invadenti sembrano essersi congiunti e trasformati in un cristallo dalla luce pacata e uniforme, una scheggia preziosa in cui tutti gli stridori, le tensioni, le furie dello scrittore sopravvivono come una vegetazione abissale sotto un limpido specchio d’acqua.
Segue al testo, in appendice, un lungo saggio di Roberto Calasso, Déesses entretenues, che intende mostrare come i misteri del parco di Mine-Haha aprano la porta, simultaneamente, sia su un’utopia del corpo sia sul vasto teatro della perversione del mondo delle merci, sicché, dietro agli esercizi delle fanciulle, il lettore vedrà profilarsi le ombre di Marx, Baudelaire, Klossowski e Benjamin.
Mine-Haha fu pubblicato per la prima volta nel 1901.