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Bhagavadgita

Traduzione di Bianca Candian
A cura di Anne-Marie Esnoul

Biblioteca Adelphi, 65
1976, 3ª ediz., pp. 198
isbn: 9788845900990

Temporaneamente non disponibile
IN COPERTINA
Sudama che giunge alla città d’oro di Krsna (dipinto del 1875 ca, Punjab Hills, India).
SINOSSI

«Questo vangelo annunciato in pieno campo di battaglia da Krsna, Dio fatto uomo», così definiva la Bhagavadgita (ovvero Canto del Beato) René Daumal: annuncio di una verità assoluta, che scuote gli animi e i mondi, e insieme azione teatrale che si svolge fra la polvere di un luogo destinato a vedere fratelli e amici che si massacrano per la necessità della guerra. Questa formidabile tensione fra l’Assoluto accecante della rivelazione e la particolarità concreta, momentanea, urgente della situazione in cui essa si manifesta, è il primo carattere che distingue la Bhagavadgita fra tutti i grandi libri dell’Oriente. Le domande che il giovane guerriero Arjuna, angosciato dall’orrore della battaglia che deve affrontare, pone al conducente del suo carro, il quale si rivelerà poi essere il dio Krsna, sono le stesse che ciascuno di noi necessariamente si pone in qualche momento della sua vita: chi agisce quando si agisce? e che cos’è l’atto? perché esiste la violenza? come riconoscere il divino? qual è l’origine degli esseri? è possibile liberarsi dai condizionamenti? E sono le domande che il genio metafisico dell’India aveva già fissato nei suoi primi libri sacri, ai quali non si dà per il lettore occidentale di oggi accesso migliore della Bhagavadgita. Il corpo di questo testo è composto appunto dalle risposte del dio Krsna: le sue parole sono al tempo stesso una esplicazione del mondo e una soverchiante epifania divina. Trasparenti e densissime, illuminano a uno a uno tutti i termini in cui l’antico pensiero indiano ha compreso la realtà e li congiunge in un insegnamento totale. La rinuncia al frutto dell’azione è la dottrina che qui occupa il centro: ma, lungi dall’essere un precetto morale, in senso moderno, questa dottrina implica tutta una cosmologia, una mitologia, una metafisica, una pratica ascetica (lo yoga), strettamente allacciate e rinvianti l’una all’altra. Trapassata dalla luce delle parole di Krsna, la realtà intera svela la sua prodigiosa articolazione e all’interno di essa si disegna quella via che il pensiero indiano ha percorso e ripercorso per secoli: quella che conduce non a una conoscenza discorsiva ma a una gnosi che esige la trasformazione radicale della persona e ha come tappa ultima la «liberazione in vita».
La Bhagavadgita è il centro ideale di un enorme poema epico, il più illustre dell’India, il Mahabharata. Non si può dire con certezza quando il poema sia stato composto: le prime tracce documentabili che ne abbiamo risalgono comunque al V secolo a.C. Commentata in India per secoli e secoli dalle più diverse scuole di pensiero, la Bhagavadgita è stata oggetto di numerosissimi studi anche in Occidente: si può anzi dire che sia il testo orientale più diffuso e conosciuto nella nostra civiltà. L’edizione che qui presentiamo, basata su alcuni corsi tenuti alla Sorbona da uno dei più prestigiosi indologi viventi, Olivier Lacombe, è curata dalla sua allieva Anne-Marie Esnoul, a cui si debbono importanti studi sul pensiero dell’India antica. In appendice il lettore troverà anche una «Nota sulla Bhagavadgita» di Mario Piantelli, professore all’Università di Torino.

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