René Daumal
La Gran Bevuta
A cura di Claudio Rugafiori
Opere di René Daumal
1970, pp. X-210, 1 tav.
isbn: id-1528
La Gran Bevuta è la prima opera narrativa di René Daumal; meditata per vari anni, uscì nel 1938. Il libro riflette la crisi degli anni Trenta, i più decisivi per quella che era, allora, l’avanguardia letteraria francese. Daumal si sentiva ormai distaccato da ogni idea di gruppo e di ricerca letteraria collettiva e il suo progetto, ispirandosi alla metafora rabelaisiana del bere, era di costruire un racconto che possedesse spigliatezza e humour, e in cui ogni frase avesse un senso pieno; il racconto, soprattutto, doveva costituire un aiuto per chi volesse evitare, nella navigazione dell’esistenza, gli scogli e i gorghi di un falso pensare, quello che si paga con la perdita di tempo e, più gravemente, con l’autoinganno. Sapersi ubriachi, sia pure di discorsi e di gesti inutili, volerlo essere ancora di più, era il primo passo verso una liberazione e il raggiungimento di quella sobria ebrietas che porta alla lucidità e permette di intravedere il proprio cammino. A quella dei discorsi inutili, cioè, doveva seguire una ubriacatura di poesia, di verità e di fiducia.
La Gran Bevuta – arricchita in questa edizione da un dossier di brani inediti – a causa della scioltezza del discorso potrebbe essere presa, come avverte lo stesso Daumal, per «un seguito di battute senza conseguenze» o, peggio, per «uno scherzo da collegiali»; essa sembra invece ricollegarsi, attraverso Rabelais, ai più alti modelli del discorso pedagogico rinascimentale. Le sue tre parti sono dominate da toni e da stili ben distinti; in tutte, il discorso tende a divertire sempre, ma è condotto in modo che il lettore abbia l’impressione «di non sapere su quale piede danzare», fino ad arrivare alle ultime pagine che risolvono l’imbarazzo e, cancellandone anche il ricordo, offrono una soluzione che può essere ‘la porta’ per uscire dal circolo vizioso dell’esistenza.