2011 ALEXANDER MASTERS
A tre anni Simon Norton costruiva piramidi di moltiplicazioni; a cinque giocava con la tabellina del 91 e scriveva lettere in cui si firmava «5». Poi vennero risultati sbalorditivi in tutti gli ordini di scuole fino al Trinity College di Cambridge, e infine l'ingresso nell'équipe del professor Conway, impegnata a tracciare i confini dell'Atlante dei gruppi finiti – una delle più grandi pubblicazioni matematiche della seconda metà del secolo scorso. Nel 1985 il trentatreenne Norton ebbe quello che fu definito un «catastrofico tracollo intellettuale», imputabile al primo errore di calcolo della sua vita, e da allora è scomparso dall'accademia. Vent'anni dopo, lo scrittore e illustratore Alexander Masters vive a Cambridge: il suo padrone di casa abita nel seminterrato ed è un tizio grosso, buffo e trasandato che si chiama Simon. Simon vive fra cataste di orari degli autobus e «stalagmiti di sacchetti di plastica», si abbuffa di filetti di sgombro, compila un bollettino sui trasporti pubblici e ogni tanto ripensa al «Mostro», una branca della teoria dei gruppi che potrebbe assomigliare a una griglia di sudoku – solo che invece di nove colonne ne ha 808.017.424.794.512.875.886.459.904.961.710.757.005.754.368.000.000.000. Ma Un genio nello scantinato non è affatto la storia del fallimento di un ragazzo prodigio: Norton è l'unico a non piangere sul suo talento perduto. Giocoso e ribelle come il suo protagonista, il libro fa pensare piuttosto a una serie di cartoline spedite da un paese lontano senza la pretesa di giudicare e comprendere tutto. Del resto, come diceva Wittgenstein, «se un leone potesse parlare, noi non riusciremmo a capirlo» – e la stessa cosa vale in fondo anche per i geni.
Biografia di un uomo felice