Stephanie Dalley
Il retaggio della Mesopotamia
e con un saggio di David Pingree
traduzione di Adriana Bottini
Il ramo d'oro, 63
2016, pp. 345
isbn: 9788845930928
Grazie alla scoperta delle rovine di Ninive e Ur, nel XIX secolo, e alla nascita dell'assiriologia, la nostra capacità di comprendere la civiltà mesopotamica è radicalmente mutata: se le fonti greche ed ebraiche si limitavano a tramandare una costellazione di personaggi leggendari quali Semiramide, Sardanapalo, Nino e Nabucodonosor – descritti come tiranni feroci, conquistatori spietati e inclini all'eccesso –, appare ora evidente che la cultura mesopotamica è stata davvero, nelle parole di Stephanie Dalley, la culla «della nostra civiltà urbana fondata sulla scrittura». Intervenendo in un dibattito ancora aperto, la Dalley analizza scrupolosamente gli innumerevoli lasciti – architettonici, linguistici, religiosi e culturali – assiro-babilonesi, e ci rivela il fondamentale impatto della civiltà mesopotamica sul mondo antico (mediterraneo e orientale) sino alla diffusione dell'Islam. Basti pensare alle analogie tra testi mesopotamici e brani biblici, spiegabili, secondo la Dalley, sulla scorta delle scuole scribali: «Quando gli ebrei crearono quel prodotto unico e irripetibile della loro cultura che è la Bibbia, nonché le loro caratteristiche istituzioni, essi si basarono sulle venerande tradizioni esportate dai loro vicini d'Oriente, più antichi, più ricchi e più potenti». Ci muoveremo così, in questo volume rigoroso e affascinante insieme, fra divinità assire che giungeranno fino alla Grecia classica, miti babilonesi che ritroveremo in leggende di altri paesi e raffinati calcoli su eclissi, cicli lunari e posizione dei pianeti che costituiranno le basi della futura astronomia: e riscopriremo, o forse scopriremo davvero per la prima volta, il reale debito nei confronti della Mesopotamia e della sua eredità culturale.
Un libro imprescindibile per la conoscenza delle civiltà mesopotamiche.