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O.V. de L. Milosz

Sinfonia di Novembre

e altre poesie

A cura di Massimo Rizzante

Biblioteca Adelphi, 519
2008, pp. 300
isbn: 9788845922466

€ 25,00  (-5%)  € 23,75
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IN COPERTINA
M.K. Čiurlionis, Inverno (1907). M.K. Čiurlionis, Art Museum, Kaunas.
SINOSSI

Nato nel cuore della Bielorussia e suddito dell’Impero russo, Oscar Vladislas de Lubicz-Milosz non cessò mai di rivendicare l’antico lignaggio lituano; la sua lingua madre era il polacco, ma questo non gli impedì di diventare un grande poeta cosmopolita di lingua francese. Non stupisce allora che il suo più illustre esegeta (e lontano parente), Czesław Miłosz, abbia scritto che, ovunque straniero, egli era «un romantico non foss’altro che per la sua stessa nostalgia», e che, nella sua mitologia privata, il paradiso perduto dell’infanzia si trasformava impercettibilmente «nel paese ideale della futura umanità rigenerata»; né che Milan Kundera, nella intensa Prefazione a questa silloge, parli di «futuro grammaticale della nostalgia». Milosz si sottrae a qualsiasi classificazione: studioso della Bibbia, di alchimia e di cabbala, affine di Dante, Goethe (il suo «maestro spirituale»), Byron, Lamartine, Heine, Hölderlin, discepolo di Swedenborg (il suo «maestro celeste»), si considerava esiliato in un secolo di decadenza e «ridanciana laidezza». E mentre ovunque si imponevano le avanguardie e trionfavano gli esperimenti più bizzarri e le innovazioni più disperate, egli scelse di allontanarsi da quella che definiva una «pericolosa deviazione», destinata a creare tra il poeta e la «grande famiglia umana» una «scissione» e un «malinteso». Tanto più, dunque, Milosz spicca oggi come un dolmen solitario e ammaliante nel variegato paesaggio della poesia novecentesca.

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