Benedetta Craveri
La civiltà della conversazione
2001, 4ª ediz., pp. 651, 20 tavv. in b/n f.t.
isbn: 9788845916175
Se si dovesse dire in che cosa e in quali luoghi si cristallizzò lideale della più oziosa, spregiudicata, esigente civiltà europea fra Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via allontanata, per volontà del sovrano, dalluso della forza come dal potere politico più incisivo, laristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie nellelaborare un modo di vivere che pretendeva di raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con lausilio di alcuni geni della socievolezza quasi sempre donne, spesso antagoniste nelle loro inclinazioni e peculiarità, ma tutte maestre di eleganza e psicologia si creò così una corrente impetuosa che attraversò due secoli e, nella sua apparente capricciosità, investì vastissimi territori. Alla fine dovremo constatare che la più alta e frivola mondanità era riuscita a plasmare molte forme della vita sociale e intellettuale, oltre che a diventare veicolo dellazione politica. Quella corrente si infranse contro lo sbarramento della Rivoluzione, ma il suo ricordo ha continuato ad agire potentemente, come immagine inarrivabile della «civiltà perfezionata», sino a oggi.
Di questa storia affascinante e pullulante di personaggi, scene, battute memorabili, mancava una rappresentazione concatenata, che mostrasse la continuità della sua evoluzione, e il mutare del suo carattere, attraverso due secoli che, sotto questo riguardo, impongono di essere considerati in ununica visione dinsieme. Già autrice di una preziosa biografia di Madame du Deffand (una delle protagoniste della «civiltà della conversazione»), Benedetta Craveri ha saputo ricostruire dallinterno, narrandola e contrappuntandola di ritratti, una vicenda che non è stata nulla di meno che una delle grandi avventure e glorie dello spirito europeo.