Vincent de Swarte
Il re di Atlantide
Fabula, 124
2000, 3ª ediz., pp. 128
isbn: 9788845915222
«Cordouan: faro situato nell’estuario della Gironda, sullo scoglio di Antros. Torre bianca con lanterna, fascia mediana e muro di cinta grigio scuro. Altezza: m 64,80 sopra il livello dell’alta marea. Portata: 21 miglia. Latitudine nord: 45° 35´ 11´´. Longitudine ovest: 1° 10´ 25´´».
Già dalla costa Cordouan vi mozza il respiro. Quando sta per piovere lo si distingue nitidamente, e quando il tempo è bello «fluttua sulla linea dell’orizzonte come un miraggio di nebbia». Cordouan è un faro maestoso e antico, dalle pietre bianche finemente cesellate. Forse è un re di Atlantide, emerso dagli abissi per incutere agli uomini rispetto e venerazione, per soggiogarli, per farli impazzire. E subito Geoffroy, il nuovo guardiano, sente che non potrà sottrarsi al sortilegio, che Cordouan gli spoglierà l’anima, sino a far affiorare il grumo oscuro di segreti e terribili ossessioni che si cela dietro la tempra d’acciaio e il fisico alla Jean Valjean per cui è noto. «Cordouan mi ha risvegliato» annota Geoffroy l’Egiziano nel suo diario. «Mi ha ricordato tutto quel che portavo in me, ha sostituito il forse con la certezza. Ho sempre sentito confusamente che quel giorno sarebbe venuto, ma non sapevo quando. È oggi. Cordouan ha disseppellito i miei bisturi».
Lucido e febbrile, innocente sino all’efferatezza, il diario registra l’inabissarsi di un uomo «gentile» nella follia omicida, lo smarrirsi di uno spirito feroce e naïf in uno scenario di cupa grandezza – dove anche un amour fou porta il marchio della disperazione e della morte –, trascinando il lettore in un vortice di orrore e tenerezza, di tensione quasi insostenibile e inquietante complicità.