Nikolaas Tinbergen
Lo studio dell’istinto
Ethologica, 2
1994, pp. 313, 130 disegni e 1 tav.
isbn: 9788845910593
Pubblicato per la prima volta nel 1951 e poi ripresentato più volte in forma inalterata, questo libro – finora mai tradotto in italiano – è un classico della letteratura etologica, quello in cui addirittura l’etologia ha cominciato ad articolarsi rigorosamente come disciplina a sé stante. Tinbergen si propone di indagare «che cosa fa sì che il comportamento si svolga nel modo in cui si svolge», prima di chiedersi in quale modo i suoi effetti influenzino il successo e la sopravvivenza. In una serie di esperimenti ben programmati – e rimasti come pietre miliari dell’etologia sperimentale: quelli condotti con la vespa Philanthus, con lo spinarello, con i gabbiani –, egli compie un’analisi minuziosa degli stimoli, ne studia la natura, segue in qual modo interagiscono per evocare le attività istintive. Scopre così che stimoli diversi si influenzano sommandosi, e che quelle attività sono integrate a formare sistemi o istinti organizzati in modo gerarchico. Proprio questo occorreva, allora, a una disciplina nata da poco come l’etologia: colmare il divario tra l’esposizione di comportamenti osservati e lo studio dei meccanismi costitutivi, per tradizione appannaggio dei fisiologi. Di più, il libro rivelava il crescente interesse delle scienze naturali per aree che fino ad allora gli psicologi avevano considerato proprio – ed esclusivo – terreno di caccia: in tal modo esso inseriva l’apporto di una scienza sperimentale nel cruciale e tuttora apertissimo confronto tra natura e cultura, tra innato e appreso.