André Malraux
La Via dei Re
Fabula, 62
1992, 2ª ediz., pp. 207
isbn: 9788845909115
Indocina francese, verso la metà degli anni Venti. Due uomini, un giovane francese appassionato di archeologia e un avventuriero danese dall’oscuro passato, si incontrano sul piroscafo che fa rotta da Marsiglia all’Estremo Oriente, e stringono fra loro una sorta di patto. Claude Vannec – questo il nome del francese – spera di trovare, lungo il tracciato dell’antica Via dei Re, le rovine di templi non ancora scoperti dagli occidentali e di poterne asportare dei bassorilievi da vendere poi a collezionisti europei. Anche l’altro, Perken, spera di trarre un profitto dalla vendita del materiale archeologico: vorrebbe comprare armi e fomentare una guerriglia locale. Nella giungla i due uomini ne incontreranno un terzo, scomparso tempo prima in una missione segreta. Come si vede, ci sono qui tutti gli elementi della grande avventura, immersi in un’atmosfera di erotismo invischiante e subdolo.
Basato su elementi autobiografici (Malraux era stato accusato, nel 1924, di aver rubato a scopo di lucro alcuni bassorilievi dal tempio di Banteai-Srey, e ne era seguito un processo clamoroso), La Via dei Re è forse l’unico romanzo di Malraux dalla forma impeccabile. Qui l’avventura, come ebbe a dire lo stesso autore, «sono formiche schiacciate sotto il palmo delle mani, insetti, rettili, insidie ripugnanti a ogni passo che si fa nella giungla», ma è anche l’estremo confronto dell’individuo con la sua ossessione e al tempo stesso con la sua paura della morte: e dietro questa mescolanza narcotica di sensualità e sauvagerie traspare il disegno di una «iniziazione tragica» dell’uomo al proprio destino.