Mário de Andrade
Macunaíma
L’eroe senza nessun carattere
Biblioteca Adelphi, 32
1970, 8ª ediz., pp. 264
isbn: 9788845900662
Nella foresta vergine brasiliana, in un mondo ancora prodigioso, dove uomini e animali si parlano e si trasformano gli uni negli altri, dove i grandi morti diventano astri e costellazioni, nasce Macunaíma, «l’eroe senza nessun carattere», nuova incarnazione del trickster, essere dai grandi poteri e dai grandi vizi, pigro, lussurioso, candido e violento come la sua terra. Ancora bambino, Macunaíma si dedica a formidabili imprese erotiche, combatte, inganna, si trasforma, gioca e si spassa fra i suoi compagni mitologici. Ma alla morte del suo grande amore, Ci, la regina delle foreste vergini, Macunaíma sceglierà di andare per il mondo. E così lo vediamo comparire a San Paolo e Rio de Janeiro, scontrarsi con l’altra magia, quella della civiltà moderna, e nelle alterne vicende di questa lotta sarà il tema centrale del libro. Dopo estenuanti avventure, dove de Andrade fa trasparire una acuta satira del Brasile contemporaneo, Macunaíma vince, ma al ritorno nella foresta, la trova spopolata e là, con davanti agli occhi la triste visione di una civiltà che scompare, morirà. Anche lui sarà trasformato in una stella e continuerà la sua vita nel cielo.
Giunti alla fine, le avventure di Macunaíma ci appariranno come un corteo scintillante di episodi, dove la grandiosa oscenità e allegria del materiale mitologico si congiungono con il grottesco moderno.
Macunaíma fu scritto nel 1926, sulla base di ricche tradizioni degli indios, da Mário de Andrade, uno dei promotori della prima avanguardia brasiliana. La straordinaria felicità letteraria del libro deriva anche dalla scelta del linguaggio: assimilandosi al mondo perduto del mito, l’autore ha voluto narrare l’epos di Macunaíma con le parole dei negri e dei mulatti, dei poveri immigrati da ogni parte del mondo, un idioma quotidiano estremamente pittoresco e vivace, ricco di neologismi attinti alle molte lingue degli indios e a quelle europee. Un tale linguaggio composito, trattato da de Andrade con virtuosistica abilità, riunisce già in sé naturalmente, in un coro discordante di voci, tutti gli elementi del furioso, esilarante carnevale che accompagna il risveglio di questo grande mito.