Martin Rees
Il nostro ambiente cosmico
Biblioteca Scientifica, 37
2004, pp. 227, 1 tav. a colori f.t.
isbn: 9788845918582
Domande che un tempo appartenevano alla speculazione filosofica – Che cosa c’era prima dell’inizio? Che cosa ha dato origine all’energia e alla materia? L’universo è infinito? – sono diventate, soprattutto negli ultimi trent’anni, oggetto di intensa ricerca, anche sperimentale. E, fra i molti risultati paradossali, c’è la consapevolezza che a simili domande potrebbero avere già risposto «extraterrestri inclini alla riflessione». Qualora esistessero, infatti, gli extraterrestri avrebbero in comune con noi l’ambiente cosmico: «anch’essi sarebbero fatti di atomi, e li governerebbero le stesse forze». È quel che sostiene non già un estroso visionario, ma un astronomo eminente e di indiscusso prestigio come Martin Rees. Il fatto è che le più recenti scoperte della scienza hanno rafforzato in noi il senso di appartenenza a ciò che non è terrestre: ora sappiamo che l’ossigeno e il carbonio dei nostri corpi sono stati creati entro stelle lontane, vissute e morte miliardi di anni fa. Scopriamo così, inaspettatamente, che la struttura dell’universo e le condizioni necessarie per l’esistenza, al suo interno, degli organismi viventi non sono indipendenti. Potremmo vedere in questo un disegno superiore o una semplice coincidenza. Oppure potremmo, come suggerisce Rees, considerare il nostro universo solo come uno fra tanti universi, perlopiù privi di vita, che in qualche caso presentavano un ambiente – valori delle costanti di natura, forma delle leggi fisiche – favorevole all’emergere della complessità e della coscienza: «Forse il cosmo ha qualcosa in comune con un negozio di abiti pronti dove, se la scelta è ampia, non è strano trovarne uno della nostra misura. Se il nostro universo è scelto in un multiverso, non c’è da stupirsi che le sue proprietà sembrino attentamente calibrate, ovvero conformi a un progetto».