D.H. Lawrence
La donna che fuggì a cavallo
Piccola Biblioteca Adelphi, 462
2001, pp. 83
isbn: 9788845916205
Una donna ancora giovane e insoddisfatta lascia marito e figli e si avventura da sola sulle montagne messicane per incontrare gli indiani – discendenti da Montezuma e dai re aztechi – che le abitano e conoscere i loro dèi. Le basta imboccare un piccolo sentiero per inoltrarsi in un altro mondo, in un clima rarefatto e contagioso – esperienza, questa, che persegue come in trance dall’esaltazione alla suprema indifferenza, oltre il dolore e lo sfinimento, oltre la morte.
Incontrerà i suoi indiani: sinuosi, insidiosi, femminei, feroci; spaventosamente impersonali e, come quel mondo, inumani. Il vecchissimo capo le chiede: «Porti il tuo cuore al dio dei Chilchui?». Rispondendo di sì, lei si dona e si abbandona all’inconfessabile piacere dell’angoscia, alla sensazione acuta di effondersi nella superiore bellezza e armonia delle cose. Ma «tutto ciò che è reale» – il sacrificio – rimane fino all’ultimo non detto. Nell’intenso silenzio indiano la vittima si spoglia di ogni cosa. E in uno scenario di ghiacci aguzzi, antri cavernosi e precipizi, mai descritto così vividamente, nel giorno più corto dell’anno e l’ultimo della sua vita, al fuoco del tramonto conoscerà il dio. Questo racconto, una gemma dai bagliori sanguigni, fu scritto da Lawrence nel 1925, al ritorno da un viaggio in Messico che aveva segnato per lui una rivelazione.
La donna che fuggì a cavallo fu pubblicato per la prima volta nel 1928.