Friedrich Nietzsche
La nascita della tragedia - Considerazioni inattuali, I-III
A cura di Giorgio Colli, Mazzino Montinari
Opere di Friedrich Nietzsche, 27
1972, 4ª ediz., pp. XII-505
isbn: 9788845900259
A cento anni dalla pubblicazione della Nascita della tragedia, questo volume ripresenta la fondamentale prima opera di Nietzsche, insieme ai testi più importanti della sua prima fase, quella in cui – dopo i precoci lavori di filologia classica – il giovane studioso scende in campo aperto e subito si manifesta in tutta la sua unicità, ponendo al pensiero e alla vita nuove esigenze e nuovi criteri. Nella Nascita della tragedia si rivela, in una splendida orchestrazione musicale, dove il respiro wagneriano regola il flusso di una prosa inaudita nella lingua tedesca, quell’intuizione totale della civiltà greca – non accertamento storico, ma al contrario intenzionale ricupero di potenti categorie, quali l’apollineo e il dionisiaco, e, dietro a esse, della perduta saggezza tragica – che aveva guidato Nietzsche agli studi classici e resterà poi per sempre la sua stella polare: qui tale intuizione si presenta in una sorta di «iniziazione letteraria, dove il rituale misterico è sostituito dalla parola stampata». Forma di per sé azzardata e dissestante, sicché appare inevitabile che il libro provocasse grande scandalo nel mondo accademico; così avvenne, e fu Wilamowitz stesso, allora papa della filologia classica, ad attaccare direttamente Nietzsche. Ma, anche per quanto riguarda la realtà storica, si può dire che il tempo ha agito in favore di Nietzsche: in questi cento anni, di fatto, il rigore filologico non può vantarsi di aver raggiunto grandi certezze sulle origini della tragedia greca – e, nella tenebra abbagliante di quegli inizi, certe singole osservazioni di Nietzsche e soprattutto la caratterizzazione del dionisiaco, che Nietzsche qui ha descritto per la prima volta nella sua opera, restano indispensabile riferimento.
Negli anni seguenti sarà Nietzsche ad attaccare: nascono così le Considerazioni inattuali, testi di transizione e di formazione, preziosi in quanto testimoniano riccamente i primi scontri di Nietzsche col suo tempo, e cioè col moderno in genere. La prima (1873), che prende spunto dall’opera oggi giustamente dimenticata di David Strauss, colpisce in realtà mortalmente tutta la cultura tedesca, decaduta a regno dei filistei cólti; la seconda (1874) attacca con straordinaria acutezza lo storicismo, con argomenti che illuminano il nostro presente e che sono decisivi per capire tutto il Nietzsche successivo; la terza, Schopenhauer come educatore (1874) è una fervida rivendicazione del grande misconosciuto, del filosofo da cui Nietzsche più aveva imparato e che aveva aperto la via a molte delle sue speculazioni: e, di fatto, Schopenhauer appare qui, come poi Wagner nella quarta «Inattuale», come prefigurazione di Nietzsche stesso.